Come sappiamo in Italia (e in tutto il resto d’Europa) vige il reato d’ingresso e residenza irregolari, per cui qualsiasi individuo straniero che voglia entrare nel paese e risiedervi deve farlo in seguito ad una richiesta ufficiale allo Stato che potrà accettare o meno a seconda della propria legislazione corrente. I numeri di persone che tentano di entrare irregolarmente, spesso perché vogliono espatriare per la carente qualità di vita del loro paese ma non hanno la disponibilità economica per farlo legalmente, sono piuttosto alti. Le continue notizie che ci giungono dai telegiornali, la presenza di partiti politici anche forti a livello nazionale che si oppongono a queste politiche migratorie ci fanno credere che lo Stato intraprenda continuamente sforzi continui per limitare la presenza di immigrati irregolari nel paese e possibilmente di rinviarli nel loro paese. Nulla di più falso. In realtà queste politiche di rimpatrio non possono avvenire per motivazioni diplomatiche ed economiche; ipotizziamo per esempio che sia necessario espellere un immigrato irregolare proveniente dalla Somalia, noi dovremmo:
- Controllare che l’immigrato sia realmente somalo e non di un altro paese, e già questo si rivela difficile se non possiede regolari documenti con se;
- Contattare la Somalia per controllare che si tratti davvero del paese di origine. Poiché non tutti i paesi dispongono di un sistema burocratico e anagrafico soddisfacente, se l’individuo è nato, per esempio, in un piccolo villaggio molto probabilmente la sua esistenza non sarà comprovata da nessun documento;
- Rimandarlo in Somalia: viaggi di questo tipo, che riguarderebbero tra l’altro migliaia di persone, sono molto costosi. Siamo davvero disposti a pagare più tasse a questo scopo?
- La Somalia accetterà l’immigrato? Se non esiste un accordo tra l’Italia e il paese d’origine nulla impedisce a quest’ultimo di rifiutarsi di ricevere qualsivoglia persona nel suo territorio nazionale
L’espulsione, il così detto “rimandiamoli a casa loro” non può quindi funzionare granché per migliaia di persone, a meno che non si voglia obbligare un altro paese con la forza ad accettarli o non si voglia destinare alle politiche di rimpatrio una parte consistente del bilancio statale (tra l’altro già in crisi).
Il Governo, di qualsiasi colore esso sia o sia stato, comprendente o meno la Lega Nord, cosciente di questo e al di là di vuoti e demagogici annunci ha sempre fatto uso della stessa soluzione: sanatorie che regolarizzino la posizione degli immigrati irregolari. Nel silenzio della stampa migliaia di immigrati irregolari scompaiano ogni tot. di anni, quando il numero diventa eccessivo, semplicemente trasformandosi in immigrati regolari. Una soluzione abbastanza facile e pratica, che ci dimostra come in realtà il tema dell’immigrazione sia alquanto soggettivo: il “grande nemico” del giorno prima, quello contro cui partiti politici, giornali e spesso la televisione si scagliano il giorno dopo è, per decisione del potere politico stesso, trasformato in una persona rispettabile con vari diritti.
Teoricamente ogni immigrato irregolare dovrebbe essere inviato, appena scoperto, ad un Centro di identificazione ed espulsione (CIE), specie di campi di concentramento (perché di questo, di fatto, si tratta) in cui l’individuo deve rimanere fino al momento dell’espulsione. In realtà, come detto prima, le espulsioni sono rare e selettive per motivazioni diplomatiche ed economiche. Ogni anno le forze dell’ordine controllano i documenti di 30 milioni di persone, cioè la metà della popolazione. Possiamo dire quindi con sufficiente certezza che gli apparati statali e le forze di polizia sanno dove e chi sono gli immigrati irregolari, ma che spesso chiudono un occhio proprio perché difficilmente potrà essere intrapresa una qualche azione di espulsione nei loro confronti (in pratica l’immigrato è irregolare, la polizia lo sa ma deve necessariamente fare finta di nulla).
A tutto ciò dobbiamo aggiungere le motivazioni interne allo Stato italiano per cui queste espulsioni sono in numero minore di quanto non si crederebbe:
- Vi è un chiaro vantaggio economico: l’Italia ha molte piccole e medie imprese, e l’immigrazione regolare e anche irregolare permette di mantenerle economicamente attive, dando impulso al peso del sommerso (un peso molto consistente nel nostro paese);
- Un’amministrazione lenta : diversamente dai paesi dell’Europa settentrionale il nostro apparato burocratico è piuttosto inefficiente, motivo per cui l’immigrazione regolare spesso incontra limiti che quella irregolare non trova (negli ultimi anni sono stati rafforzati i vincoli ai ricongiungimenti familiari ed è però aumentata, come detto prima, la tolleranza alla presenza irregolare)
- Una mentalità liberale tipica dell’Occidente: vanto della società occidentale è la mentalità liberale che ci ha permesso di raggiungere altissimi tassi di benessere e di libertà. Per questo motivo i governi e i parlamenti non possono, giustamente, arrendersi di fronte a pretese razziste ma devono intraprendere politiche che vadano verso una sempre maggiore integrazione, piuttosto che separazione dallo straniero.
I mezzi di informazione e le forze politiche ci inducono a credere che viviamo in una fortezza che viene continuamente attaccata dallo straniero volenteroso di conquistarci. Non è esattamente così. Riprendendo un’immagine che ho trovato nel libro Fuori controllo? Miti e realtà dell’immigrazione in Italia di Asher Colombo e che molte idee mi ha dato per questo articolo, l’Italia può essere descritta meglio come un “sedicente locale esclusivo – rivolto a una platea non del tutto selezionata – i cui prezzi di ingresso crescono con una progressione piuttosto decisa e solo in parte ragionevole data l’offerta, presidiato all’esterno da sorveglianti che fanno entrare la maggior parte dei potenziali clienti mostrando loro un certo grado di condiscendenza, e sorvegliato all’interno da ronde che allontanano qualche cliente intemperante, ma senza esagerare nello zelo per non alzare i costi dell’impresa al di sopra dei benefici attesi.“.